Marco Ziero, responsabile ricerca e sviluppo di Moca Interactive, veste i panni del trend setter e ci guida nella lettura delle ultime sensazioni del marketing online presentate all’SWSX, evento che si è svolto ad Austin (Texas) dall’11 al 20 Marzo 2011
I suoi preziosi appunti Marco li ha affidati a Nòva Mob che già lo aveva intervistato a proposito del marketing dei contenuti.
Ecco cosa ha rilevato per noi:
– social (networking)
– local
– mobile
Sono i trend del momento, quelli che orientano le start up più interessanti e le applicazioni di maggiore successo.
Obiettivo: grazie al mobile e alle sue applicazioni, portare le persone dall’online all’offline.
Penso che una delle ultime feature – scrive Ziero nei suoi appunti – introdotte da Foursquare nella sua applicazione per mobile, “Explore”, confermi la direzione descritta.
Volendo allargare la visione, per considerare anche altre applicazioni e confermare il concetto poc’anzi espresso, si può fare riferimento a:
– applicazioni dalla natura “local” che hanno implementato via via caratteristiche funzionali alla condivisione per diventare più “social” (si pensi a Foursquare ed a Gowalla che si sono corredate della possibilità di commentare, aggiungere materiale media, esprimere preferenze, condividere l’esperienza del check-in anche fuori dai loro network);
– applicazioni di condivisione che, tendenzialmente, favoriscono la sfera “social” (Instagram per le fotografie, Soundtracking per la musica, FoodSpotting per le esperienze culinarie) e che hanno considerato la possibilità di geotaggare le informazioni condivise per mezzo delle loro piattaforme.
In entrambi i casi, si sta parlando di applicazioni mobile. I tre concetti local, social, mobile ritornano.
Uno scenario di questo tipo apre a una serie di altre considerazioni su utenti e brand.
Per quello che concerne l’utente mi chiedo se la situazione che si è venuta a creare e che sembra non fermarsi è quella di avere una vastissima selezione di applicazioni disponibili; ma è “friendly” tutto ciò? Si potrebbe pensare ad una “super app” che riduca il numero di click (tap) tra l’intenzione dell’utente e l’effettivo output?
Considerazione nella considerazione: trattandosi dei social network che vanno per la maggiore, spesso si prosegue il processo di condivisione anche su Twitter e Facebook; credo che i due social network ne abbiano preso consapevolezza infatti Twitter, con il rilascio del nuovo sito web, ha ottimizzato la gestione dei file media condivisi per mezzo dei singoli tweet, e Facebook, con le ultime release delle proprie applicazioni per mobile, ha coperto una lacuna “local” dando la possibilità di effettuare i check-in in corrispondenza di luoghi e, da poco, eventi.
Potranno essere loro due esempi di “super app/aggregatori”?
Per quello che concerne i brand, Marco Ziero condivide con noi ancora alcuni punti di vista su crowdsourcing e user generated content e frammentarietà delle informazioni.
Se da un lato crowdsourcing e user generated content stanno conoscendo una popolarità incredibile, fornendo una visibilità dal basso ai singoli brand davvero senza precedenti (spesso proporzionale a quello che è già il loro indice di notorietà, si pensi a Starbucks), dall’altro
è “difficile” per i brand “mettersi in ascolto” poiché tutte queste applicazioni fanno riferimento a database differenti che non si “parlano”.
Anche qui, non si perde l’opportunità di facilitare una sorta di aggregazione di tutto il materiale generato dagli utenti in un luogo unico?
Infine uno sguardo sul futuro che poi su internet è domani: il preemptive check-in.
Marco fornisce una analisi partendo dal comportamento tipico di un utente di Foursquare. Detto utente entra in un bar, si siede, ordina ed effettua il check-in (quante volte avete fatto così?). poi però magari scopre troppo tardi che c’è una determinata offerta in corso; l’applicazione, per generare vero valore, dovrebbe inserirsi qualche momento prima in questo processo.
Ecco che nascono le applicazioni che ci chiedono prima di cosa abbiamo bisogno, cosa desideriamo e poi processano la richiesta fornendoci le soluzioni migliori adatte alle esigenze espresse; ad oggi, facendo riferimento a questo tipo di applicazioni ed a quelle individuate, le direzioni sono due: far incontrare persone facenti parte dello stesso network e con le medesime necessità (ImUp4.com) , far incontrare domanda e offerta in relazione ad eventuali promozioni disponibili nei dintorni (Ditto.me)
Con riferimento a questo secondo scenario possono nascere intessanti e nuovi modelli di business:
– local: un contesto all’interno del quale l’utente esprime preventivamente le proprie intenzioni (ad esempio il desiderio di uscire per mangiare un hamburger) e l’esercizio locale paga per avere l’opportunità di rispondere ai bisogni dell’utente. Per restare all’esempio precedente, una persona può manifestare il desiderio di mangiare un hamburger, il Mc Donald più vicino può notificare un messaggio promozionale per un nemù hamburger+patatine ad un prezzo vantaggioso. Beyond the line.
– behavioural local advertising (featured spot): una sorta di premium position nell’elenco degli esercizi commerciali attorno a noi (una volta attivata la connessione GPS dal dispositivo mobile) che considera anche le preferenze espresse dall’utente facendo riferimento alla cronologia dei check-in. Oggi, in Gowalla, alcuni spot (definiti come featured) emergono rispetto ad altri (stanno in cima all’elenco e vengono evidenziati da un punto di vista cromatico) ma vengono individuati solo e solamente attraverso un criterio legato alle coordinate geografiche; analizzando la cronologia dei check-in, potrebbe essere affiancato un secondo criterio di selezione dei featured spot per cui potrebbero essere messi in evidenza featured spot effettivamente nelle vicinanze ma connessi, in qualche maniera, alle nostre abitudini ed ai nostri gusti.
(Quasi) Marketing 1:1 contestualizzato al nostro comportamento. Un bel passo avanti.
(Segui il link se desideri approfondire la questione mobile/local con un dettaglio sui modelli di business)
Courtesy Marco Ziero di MOCA Interactive